Tag

, , , , , , , , , ,

C’è un numero limitato di posti di lavoro sull’Isola che godono di un enorme privilegio: l’internet! Anche io, quando lavoravo al Granma ne godevo. Come me anche i miei colleghi, ma curiosamente, erano restii ad utilizzarlo, perché avevano paura che se fossero entrati in siti considerati poco raccomandabili, come quello del “Nuevo Herald” o “El Pais”, giornali notoriamente “nemici” dei Castro, sarebbero stati controllati e puntiti. Ovviamente quando parlo di giornali nemici, intendo giornali che esprimono punti di vista autonomi sulla realtà cubana senza edulcorarne troppo risultati che in verità non ci sono. Come fa anche questo blog, che infatti è pure lui “Nemico”.

Ne ho avuto un’eccellente ulteriore prova quando, subito dopo la sua apertura, alcuni miei amici cubani che vivono all’estero e non più a Cuba, mi hanno chiesto di evitare di pubblicare i miei post nella mia pagina Facebook, perché per loro sarebbe potuto essere un problema avermi come amica. Va da se che alcuni di loro mi hanno tolto l’amicizia tra il III e il X post.

In via generale si può dire che l’Internet a Cuba è illegale. Il Governo, che negli anni ’90 aveva definito l’Internet la “Grande Malattia del Secolo XXI” sostiene che le connessioni internet domestiche vengano riservate solo a individui di provata fedeltà al Partito e traiettoria comunista.
In realtà ETECSA, la compagnia che gestisce le Telecomunicazioni a Cuba sosteneva di avere un numero limitato di connessioni a causa della debolezza dell’internet satellitare a cui si allaccia l’Isola. Quindi, proprio per la limitata capacità della linea, non tutti potevano avere il lusso dell’internet, ma solo comprovati professionisti che lo usavano per scopi utili alla società.

Perciò, quelo che succedeva è che chi aveva i requisiti, si appuntava ad una lista di attesa, e mano a mano che si liberavano utenze, perché i vecchi abbonati cedevano la propria linea, si pescavano persone dalla lista. Chiaramente, come tutto a Cuba, un simile meccanismo era fonte di grande corruzione, perché chi stava in lista pagava i funzionari per scavalcare chi stava davanti ed andare ad occupare le prime posizioni.
Ma la prima domanda a cui si doveva rispondere era: “Con quali soldi pagherai il servizio?” Perché in un Paese in cui lo stipendio medio supera di poco i 16 euro, come fa un cittadino comune a permettersi di pagare decine di CUC al mese di Internet?
Perciò molto spesso solamente gli stranieri residenti a Cuba potevano provare di avere soldi a sufficienza e legittimi per la connessione (tra i Cubani c’erano solo quelli che erano stati in missione all’estero per qualche anno e tornavano con i soldi guadagnati).

Ora tutto è cambiato: improvvisamente il Governo ha aperto 118 internet point in tutta l’Isola con tariffe differenziate a seconda dei servizi offerti (0,60 CUC all’ora per l’utilizzo di intranet, 1,50 CUC all’ora per l’utilizzo di un account di posta elettronica, 4,50 CUC all’ora per la navigazione normale). In un’interessante intervista al Vice Ministro delle Comunicazioni Wilfredo González Vidal che potete trovare qui, Wilfredo afferma che l’obiettivo del Governo è quello di sviluppare ulteriormente il settore dell’Informatica arrivando a toccare anche servizi inalambrici come il WI FI e la connessione via cellulare.

Il popolo ha sicuramente accolto con favore queste riforme, e d’altronde il Governo Cubano è diventato un maestro nel capire che a volte la cessione di piccole porzioni di libertà ai cittadini sono vitali per la propria sopravvivenza. Ora spetterà ai cittadini, che al giorno dell’apertura degli internet point erano già in fila per poter accedere ai servizi internet, decidere l’uso che gli daranno. Lo utilizzeranno solo per postare su facebook i video di reggaeton, o qualcuno diventerà lo Yoani Sanchez del futuro e capirà che con l’internet si abbattono le dittaure?