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11 settembre, 1973, Augusto Pinochet, Cile, Cuba, elezioni, Marxismo, pistola, Salvador Allende, Socialismo, suicidio
Oggi è l’11 settembre, e tutti ci tengono a “non dimenticare”.
11 anni fa, lo spaventoso attacco aereo alle Torri Gemelle ci fece capire che nessuno era al sicuro in casa propria, neppure la maggiore super potenza del mondo. Capimmo in quel momento che le politiche e i controlli migratori hanno la loro importanza, capimmo che guerre vecchie decine di anni a centinaia di km di distanza da casa nostra hanno conseguenze, capimmo che intrighi e complotti politici potrebbero non essere solo frutto della paranoia…capimmo che a volte si tratta di essere nel posto sbagliato al momento sbagliato per perdere tutto.
Da allora il Mondo è profondamente cambiato: ci sono regole per prendere un aereo. Non si possono portare a bordo liquidi, che potrebbero contenere sostanze esplosive, forbicine per le unghie, che potrebbero essere usate per minacciare il comandante e deviare l’aereo. Ma si possono portare a bordo accendini (anche se potrebbero essere usati per dar fuoco al comandante), perché dobbiamo assicurare l’industria delle sigarette…vanno bene i controlli ma se qualcuno sente il bisogno di fumare appena scesi dall’aereo…che male fa?
Ma prima di quell’11 settembre che ci lasciò tutti senza fiato, ce ne fu un altro. Non si risolse in un giorno. Non finì con grandi cerimonie tra la commozione generale, nessun pompiere fece la parte dell’eroe, nessuna tomba venne avvolta nella bandiera del proprio paese tra le onorificenze militari. Avvenne nel 1973, quando Augusto Pinochet, un quasi sessantenne comandante in capo dell’Esercito Cileno si diresse verso La Moneda, la casa presidenziale nella quale si trovava l’allora Presidente democraticamente eletto Salvador Allende. In quelle stesse settimane vennero riuniti tutti gli oppositori politici nello Stadio Nazionale ed uccisi in uno dei più grandi stermini di massa della storia. Si parla di più di 3.000 persone, con oltre 130.000 arresti arbitrari e migliaia di desaparecidos.
Allende fu il primo Presidente Socialista democraticamente eletto in America Latina, ed era un grande amico di Fidel Castro, che in quegli anni guardava con orgoglio ai tentativi di altri Stati di intraprendere il cammino marxista. Ma i due differivano su un concetto di fondamentale importanza: Allende credeva che l’unico socialismo possibile fosse quello democratico. Credeva nelle elezioni, non nei colpi di Stato. Credeva che la vera ed unica Rivoluzione possibile fosse quella democratica, e che il popolo era sufficientemente intelligente da capire che il socialismo era la via dello sviluppo…che non era necessario imporlo. Fidel in uno degli ultimi incontri che i due ebbero lo avvertì del pericolo dell’esercito e delle infiltrazioni statunitensi. Gli disse che il suo sogno democratico era un’utopia, e che gli sarebbe costata cara. Gli regalò una pistola dicendogli “Verranno a prenderti, e quando ti prenderanno…tu combatti, combatti come un eroe. Il popolo seguirà il tuo esempio!”
Allende, la notte del colpo di Stato, dopo aver rilasciato un discorso ufficiale per radio (di cui sopra trovate un estratto) prese la pistola, se la puntò alla testa, e si sparò. Alcuni credono che in realtà sia stato ucciso, e che sia stata fatta circolare la voce del suo suicidio. Qualsiasi sia la verità, se fosse vissuto avrebbe cambiato la faccia del socialismo latinoamericano, e la sua morte fu uno degli atti più tragici di questo continente.
Avvenne l’11 settembre 1973, 28 anni prima dell’11 settembre 2001… e vale la pena ricordarlo.