(La traducciòn en español se encuentra màs abajo)
Appena arrivata all’aeroporto José Martì, vengo assalita da un’ondata di caldo tropicale, un misto di umidità e odore di benzina bruciata. E’ notte e sono stordita dal viaggio, il mio primo viaggio intercontinentale!
Prima di passare la barriera di Migraciòn ci fanno parlare con dei signori con la mascherina che ci chiedono se abbiamo avuto febbre, nausea o diarrea. No, nessuna delle tre, rispondo sicura chiedendo il perché di quelle domande. “Indagini sanitarie”, mi risponde in modo scortese la signora che non mi guarda neppure in faccia. E sempre senza guardarmi aggiunge “Un euro!”.
Strano, mi dico, che si facciano pagare in euro solamente per chiederti se hai avuto la febbre! Poi avrei scoperto che quel tipo di servizio era mirato ad evitare che i turisti portassero sull’Isola non so quale influenza che stava colpendo l’Europa in quel momento (era l’aprile del 2008), e che non era affatto a pagamento! Quelli erano soldi che gli impiegati chiedevano ai turisti, approfittando del fatto che fossero storditi da oltre 10 ore di viaggio, per arrotondare il loro stipendio. E lo arrotondavano in euro!
Solo in aereo con me c’erano oltre 300 persone, per cinque miseri impiegati, erano 60 euro al giorno! Questo faceva di quegli impiegati delle persone estremamente ricche a Cuba, non più così misere, dopotutto!
Passata la barriera di Migraciòn, dove il militare poco più che ventenne mi chiede un centinaio di cose, come l’indirizzo esatto nel quale avrei abitato nei prossimi mesi (che neppure sapevo!), esco finalmente dall’aeroporto, e vedo quella che sarebbe diventata una delle mie migliori amiche a Cuba, Marvelis, e Osmany il suo ragazzo con i denti d’oro in bocca, e un cartello che diceva “Mina Zingarelo”…chiaramente io!
Mi portano ad una macchina degli anni ’50 dicendomi in uno spagnolo che appena capisco “Non appoggiare i piedi, perché c’è un buco per terra!” Io mi dico, pensando di aver capito male…”wow…tante ore di spagnolo e non comprendo una parola”! Beh…appena salita in macchina imparo le mie due prime, fondamentali lezioni su Cuba
1) Lo spagnolo di Cuba è davvero incomprensibile se a Cuba non ci vivi
2) A Cuba, anche le macchine che hanno buchi enormi nella parte in cui normalmente appoggi i piedi…FUNZIONANO!
—————–Español—————————————————–
Recién llegada al aeropuerto José Martì, me golpea una oleada de calor tropical, una mezcla entre humedad y olor a gasolina quemada. Es noche y me siento mareada por el viaje, mi primer viaje intercontinental!
Antes de pasar la barrera de Migraciòn nos hacen hablar con unos señores con unas mascaras que nos preguntan si hemos tenido fiebre, nausea o diarrea. No, ninguna de las tres, contesto segura preguntando el porqué. “Investigaciones sanitarias”, me contesta de mala forma la mujer que ni siquiera me mira a la cara. Y siempre sin mirarme agrega “Un euro!”.
Que raro, me digo, que cobren en euro solamente para preguntarte si has tenido fiebre! Después entendì que aquel tipo de servicio tenìa el objetivo de evitar que los turistas trajeran a la Isla no sé que influencia que estaba golpeando Europa en ese momento (era el Abril del 2008), y que no se tenìa que haber cobrado para nada! Ese era un dinero que los empleados les pedìan a los turistas aprovechando del hecho que estaban mareados por las màs de 10 horas de viaje, para complementar el sueldo. Y lo hacìan en euros!
Solamente en el aviòn conmigo habìan màs de 300 personas, para cinco miserables empleados, eran 60 euros al dìa! Esto volvìa a esos empleados en personas extremadamente ricas en Cuba, no tan miserables después de todo!
Pasada la barrera de Migraciòn, donde el militar con poco màs de 20 años me pregunta un centenar de cosas, como la direcciòn exacta en el que iba a vivir en los sucesivos meses (que ni sabìa!), finalmente salgo del aeropuerto, y veo a la que después se volviò una de mis mejores amigas en Cuba, Marvelis, y su novio Osmany con muelas de oro en la boca, y un letrero que decìa “Mina Zingarelo”…claramente yo!
Me llevan a un carro de los años 50 diciendome en un español que apenas entiendo “No apoyes los pies, hay un hueco en el piso!” Yo me digo, pensando que no habìa entendido…”Wow…tantas horas de español y no comprendo una palabra”! Bueno…subiendome al carro aprendo mis primeras dos lecciones sobre Cuba
1) El español de Cuba es realmente incompresible si no has vivido en ella
2) En Cuba, hasta los carros con huecos enormes en la parte donde habitualmente apoyas los pies…FUNCIONAN!