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Correa da sempre si affanna a dire che il problema del traffico della droga non è ecuadoriano. Sostiene che il fenomeno interessi la Colombia, e che l’alta efficienza dei militari non permetta entrata di droga dalle frontiere, assicurando che in Ecuador non si produce coca, e quindi qui sarebbe impossibile l’elaborazione della cocaina, suo derivato.

Una delle basi militari statunitensi in Sud America si trova proprio qui in Ecuador, a Manta. O meglio si trovava, perché il Governo Correista ha deciso di non rinnovare il contratto di affitto del territorio, e gli statunitensi sono dovuti sloggiare. La ragione ufficiale della presenza della base in Ecuador era proprio il controllo del narco-traffico. La risposta ufficiale di Correa agli Stati Uniti era proprio l’assenza di narco-traffico.

Anche se tutti ci sentiamo intimamente contenti quando una base americana chiude in un altro Stato, perché molti di noi continuano a vedere gli Stati Uniti come ingerentisti e colonizzatori, l’abbondante presenza di droga in Ecuador è chiara a chiunque viva qui e abbia amici studenti (ed anche incredibilmente economica!). Chiaramente sarebbe sufficiente che il Presidente riconoscesse il problema invece che credersi superiore. E riconoscesse anche che il traffico stesso della droga è molto agevolato da persone compiacenti nel suo stesso Governo.

Infatti, in gennaio fece grande scalpore l’arrivo a Milano di una valigia diplomatica diretta al Console Ecuadoriano contenente 40 kg di coca liquida in vasetti artigianali ed altro materiale che doveva avere lo scopo di promozione del turismo (e più promozione di così!)

Dopo aver negato tutto, e poi dato la colpa alla DHL (agenzia con la quale il pacco diplomatico aveva viaggiato), il Ministro degli Esteri ha infine affermato che lui aveva “concesso” la prerogativa diplomatica a un regista ecuadoriano che stava allestendo un evento per promuovere l’Ecuador, e che diceva di avere bisogno di materiale informativo. Il Ministro ha poi candidamente ammesso di essersi fatto pagare per permettere il trasporto diplomatico, e che non sapeva assolutamente nulla del contenuto che si sarebbe trasportato! Chiaramente questi non sono stati elementi sufficienti per aprire un indagine, anzi! Il Governo ha sbandierato con un certo sollievo il fatto che il Ministro non ne sapesse nulla…, subito prima di cercare di affossare l’argomento e non parlarne mai più.

Ma siccome la storia è crudele ed ironica nel proprio ripetersi, è di poche settimane fa la scoperta di 25 kg di purissima coca nascosta in mobili di legno provenienti da Quito che, se venduta, avrebbe fruttato 15 milioni di euro! 

Il fatto curioso è che all’aeroporto i controlli sui bagagli delle persone che lasciano l’Ecuador sono così accurati, che l’ultima volta che sono andata in Italia mi hanno aperto la valigia e quasi rotto delle cose di artigianato che stavo trasportando con me! E’ perciò altamente improbabile che tali traffici possano avvenire senza il beneplacito di una qualsiasi personalità all’interno del Governo che ne copra le tracce. La conferma viene dal fatto che il Governo non ha ancora aperta nessuna indagine ufficiale, e non ha neppure rilasciato dichiarazioni in merito. Inoltre, sono state le autorità ed i giornali italiani a diffondere la notizia, poi rimbalzati su quelli ecuadoriani, nel totale silenzio delle autorità competenti in Ecuador.

Delle due l’una: o Correa sa benissimo cosa sta succedendo, e tace sperando che nessuno se ne accorga, oppure semplicemente non gli interessa…in entrambe le ipotesi: che razza di Presidente è?