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Dopo l’assalto chiamiamo la polizia la cui stazione, avrei in seguito scoperto, si trova a meno di un km di distanza da dove siamo noi. Una pattuglia con a bordo due poliziotti arriva dopo più di 40 minuti. Un tempo ragionevole per permettere ai due ladri di scappare e nascondersi in un posto sicuro.

I due uomini senza mai scendere dall’auto e con aria assonnata ci chiedono cos’è successo. Raccontiamo loro tutto. Quello che guida neppure ci guarda in faccia, l’altro invece ci punta gli occhi addosso aspettando che gli diciamo cosa ci aspettiamo che faccia. Io resto un po’ perplessa e gli giro la domanda. Facendo cenno all’altro di partire con l’auto quello risponde “Mah, faremo un giro, cercheremo un po’”. Metto una mano sulla portiera e gli dico “Ma se non sapete neanche i nostri dati, non ci avete chiesto chi siamo e quanto rimaniamo né cosa ci hanno rubato…che cos’è che cercate?” “Ok, come vi chiamate e che cosa vi hanno rubato?” Chiede ridendo il poliziotto. Io vado su tutte le furie, e urlo loro che vista la loro inerzia probabilmente loro stessi hanno qualcosa a che fare con il furto!
Quello al posto di guida finalmente si gira a guardarmi e mi sorride

Resto esterrefatta…li mando al diavolo e decido con Ramsés di andare alla stazione del Paese vicino. Ma prima dobbiamo passare per l’ospedale.

Ci arriviamo in un autobus con il motore rotto che è costretto a fare 10 km/h. Entriamo. L’ospedale è una stanza. Ci sono due bambini febbricitanti in preda alle convulsioni che piangono disperati…gli uomini della vigilanza portano dentro in braccio due ragazze svenute. Una la mettono su un lettino. Per l’altra non ci sono più lettini disponibili e quindi l’accasciano su una sedia. Di fronte a noi c’è una signora che vomita da quando siamo entrati in un cestino della spazzatura. Il dottore urla a un collega “Guarda che la tua paziente vomita!” E l’altro urla all’infermiere “Vai a misurarle la pressione!”
A fianco a me c’è una donna incinta…e io subito mi preoccupo per lei…e se fosse qualcosa di contagioso?
Poi rifletto un attimo…febbre, vomito, convulsioni…accidenti non abbiamo la profilassi contro la malaria!

Fortunatamente appena realizzo questa cosa chiamano Ramsés e lo medicano, 10 minuti dopo siamo fuori, esattamente mentre la guardia porta dentro la terza ragazza svenuta in un’ora, mettendola proprio sulla sedia che lascio libera io, proprio al lato della ragazza con il pancione.

Arriviamo finalmente alla stazione di polizia, dove sporgiamo denuncia contro l’assalto e riferiamo anche dei poliziotti della mattina. Chiediamo di vedere un archivio dei sospettati locali per riconoscere quelli che ci hanno assaltato. Non ce l’hanno. Ci mostrano invece delle foto sparse qua e là di ragazzi…le foto non sono neppure divise tra vivi e morti. Ci mostrano giovani ragazzini con colpi di pistola al cranio e gli occhi spalancati, sgozzati, affogati in secchi d’acqua, impiccati.
Mi sento male, ho bisogno di uscire da quel posto e uscire dal quel paese…

Ce ne andiamo, ma ci riconvocano quel pomeriggio “Abbiamo trovato due sospetti che corrispondono alla vostra descrizione, e guidano una moto rossa!” Andiamo immediatamente! Entriamo nella stazione, ma i due signori non sono quelli che hanno derubato noi. Il colonnello ci dice “Siete sicuri? Perché questi due sono ladri, ma noi non riusciamo a incastrarli!” dice guardandomi in apprensione “Eh ho capito, ma non sono quelli che hanno assaltato noi” “Sicuri? Ma sicuri sicuri?” ripete ammiccando verso di me

Vabbhe Ramsés andiamocene va!