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Che il paragonare il “Foolish” di Steve Jobs con il “Choosy” della Fornero sia impietoso è sotto gli occhi di tutti!
E’ poi infinitamente facile farle notare che non tutti abbiamo la fortuna di avere una mamma come lei, che ci dia la garanzia di un posto di lavoro eccellente, come è successo a sua figlia.

Ma è davvero un’altra la questione che più mi preoccupa ogni volta che sento parlare di “bamboccioni“, delle qualità del lavoro precario, o sento dire da qualcuno che non ci si può ragionevolmente aspettare di trovare un lavoro stabile di questi tempi (soprattutto quando questo qualcuno ha lavorato nell’Università per 42 anni consecutivi!).
L’Italia ha una percentuale di laureati sul totale della popolazione pari complessivamente al 15% della popolazione (il dato italiano è migliorato solo in seguito all’introduzione delle Lauree Triennali, che come ben sappiamo non sono di nessun aiuto per una più efficace ricerca del lavoro), uguale al Portogallo e davanti alla Turchia (13%), come evidenzia l’articolo comparso su Il Sole 24 Ore che titolava “Ocse: Italia penultima per laureati” che potete trovare qui

E’ particolarmente interessante notare come i laureati nella fascia di età 55-64 anni (solo l’11% della popolazione totale, e cioè circa 6 milioni e 600 mila privilegiati) guadagna più o meno il doppio dei propri colleghi senza laurea, mentre i laureati della fascia 25-34 guadagna in media il 9% in più (contro il ben 37% della media Ocse!!!)

Non vorrei sembrare naïve: durante il mio percorso universitario ho conosciuto decine di ragazzi che si sono parcheggiati all’Università per anni aspettando l’offerta di genitori e parenti disperati che hanno trovato loro lavori pur di non mantenerli più! E anche altri che invece rimanevano all’Università perché poverini, noi abbiamo passato tutta la nostra vita a lavorare…loro lasciali divertire finché possono! Ho conosciuto persone che si sono laureate con ritardi scandalosi senza aver mai lavorato, e che non hanno mai fatto esperienze formative, scambi internazionali, non hanno studiato nessuna lingua,tuttavia si lamentano di non aver trovato il lavoro dei loro sogni!

Eppure ho anche conosciuto persone veramente, incredibilmente in gamba! Persone con i contro-cazzi, che non trovano lavoro perché non sono figli di, o amici di. Persone preparate a risolvere problemi, che passano da un tirocinio non retribuito all’altro e da un contratto di 6 mesi all’altro senza soluzione di continuità.
Gente che ha ormai quasi 30’anni e che proprio per le ragioni che ho spiegato sopra non è riuscita ad accumulare 5 anni di lavoro continuativo pur essendosi laureata a 25 anni. Questi sono consapevoli, preparati e competenti cittadini del futuro che dovrebbero occupare posti di spicco nella società italiana. Giovani, brillanti, multi-tasking e tutte quelle altre parole che vanno tanto di moda oggi giorno quando si descrivono candidati efficienti e capaci, che però non stanno facendo quello che dovrebbero fare.

Queste persone rappresentano una parte di quel 15%, e perciò dovrebbero essere facilmente assorbite da un mondo del lavoro in crisi che cerca risorse per riuscire a riemergere. Ma stranamente non è così! Verrebbe naturale pensare che proprio in queste circostanze le imprese, le istituzioni, tendano a dotarsi di asset irrinunciabili, che valgano! Ma di nuovo non è così!
Ma allora, chi sta occupando quei posti di lavoro? Chi sta coprendo incarichi che dovrebbero portare innovazione, creatività, soluzioni nuove?
E soprattutto, se i laureati si devono accontentare di fare i camerieri, i commessi, gli stagisti, il rimanente 85% della popolazione senza laurea, cosa diavolo dovrebbe fare? E in che modo questa catena della rassegnazione al ribasso gioverebbe alla comunità?