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colonizzazione spagnola, coraggio, Cuba, Gordiano Lupi, imposizione statunitense, libertà di espressione, machete, mercato nero, Monaci buddisti birmani, opportunismo, Primavera Araba, protesta, responsabilità, Rivoluzione
Sono anni che mi pongo questa domanda senza riuscire a darmi una risposta, e oggi, leggendo uno degli ultimi post di Gordiano Lupi “Il giorno dei diritti umani nella Cuba di sempre“, ho capito di non essere la sola a pormela.
Chi sono i veri responsabili delle dittature?
Sono arrivata a Cuba da comunista convinta; quando ho visto qual era la realtà che i Cubani vivevano ogni giorno, mi sono scandalizzata, e ho cominciato a giustificare ogni cosa: ogni volta che mi hanno dato il resto sbagliato, ogni volta che sono riusciti a farmi commuovere con storie inesistenti su bambini che stanno morendo di malattie strane e che hanno bisogno di soldi. Ogni coda il cui unico scopo è stato di far demordere i clienti per poter lavorare meno e vendere di più nel mercato nero. Ogni sopruso, ogni menzogna, ogni bugia, detta solo per farsi portare fuori da Cuba a costo della vita delle altre persone. Giustificavo tutto, e mi dicevo “Anche io farei così”.
Dopo due anni, le mie convinzioni hanno cominciato nuovamente a vacillare. Le code provocate dall’inefficienza dei lavoratori sono comprensibili mezzi di sopravvivenza, o piuttosto modi per fregare altri concittadini e rendere la loro vita ancora più difficile? I furti nei negozi per poter vendere i prodotti nel mercato nero a prezzi decuplicati sono legittime forme di protesta, o impoveriscono ulteriormente i propri fratelli Cubani? Le bugie raccontate a un turista sono dettate dalla disperazione, o solamente vendette contro stranieri che non hanno nulla a che vedere con il problema cubano?
E’ indubbio che ci sono molti Cubani che vivono all’interno di questa Cuba molto meglio di quanto farebbero in uno Stato di diritto democratico. Fuori da Cuba nessun Cubano può permettersi di non andare a lavorare perché “piove”, cosa che invece accade sistematicamente sull’Isola. O di usare la scusa degli scarsi mezzi di comunicazione pubblica per giustificare qualsiasi assenza o ritardo. A Cuba è molto più facile fare fortuna e salire un gradino sociale rispetto che altrove, perché la popolazione media vive in condizioni così disperate che basta poco per staccarsene. Un televisore in più, una moto, 15 dollari a settimana, fanno di un perfetto idiota un ottimo partito nella Cuba di oggi giorno.
E allora mi chiedo, com’è possibile che un popolo che si vanta per la sua iniziativa e creatività, famoso per il suo temperamento guerrigliero e che si è liberato del colonialismo spagnolo a colpi di coraggio e di machete, e poi dell’imposizione statunitense con una Rivoluzione tra le più memorabili della storia, per 50′ anni sia rimasto succube di questo regime? Anche lasciando perdere i primi 30 anni, com’è possibile che il Governo di Fidel sia passato incolume per la caduta dell’Unione Sovietica?
Persino i monaci della Birmania, una delle più feroci dittature moderne, si ribellano al Governo Militare. Gli Stati del Nord Africa, che non hanno conosciuto che dittature nelle ultime decadi, se non secoli, si sono liberati dei loro oppressori con la Primavera Araba. Cos’ha di diverso Cuba? E’ un’isola, l’internet è quasi inesistente, ha un sistema di sicurezza dello Stato che ha fatto scuola tra le altre dittature. Ma tutto questo basta? Basta a far sì che nessun cittadino si senta responsabile di intervenire quando poliziotti in abiti civili picchiano delle donne che stanno manifestando pacificamente? Basta per limitarsi a lucrare sulle spalle di tutti gli altri adducendo come scusa un Governo totalitario? Basta per non scendere in piazza a protestare quando degli uomini vengono arrestati, picchiati, torturati solo perché aspirano a dire quello che pensano?
Non ci sarà una responsabilità condivisa tra i cittadini che con il loro silenzio assenso stanno permettendo che queste cose avvengano ai propri famigliari, ai propri vicini, nelle proprie case?
Forse qualcosa sta cambiando, e probabilmente il cambiamento sarà lento, almeno quanto ineluttabile. Questo video su una famiglia di aperti oppositori politici che non ha paura di affrontare due uomini della sicurezza e che li fanno scappare a gambe levate mentre urlano “Abajo Fidel, Abajo Raul” è sicuramente una nota positiva in un mare di opportunismo e rassegnazione (e non per quello che dicono, ma per il coraggio di manifestare apertamente!)
Una cosa è certa: quando il regime cadrà, molti cercheranno e troveranno giustificazioni per non aver fatto nulla, e in pochi potranno dire “Io ho lottato per la mia libertà”. Speriamo che a questi pochi verrà assegnata la costruzione di un nuovo Governo e di una nuova società. Perché le dittature passano, ma la codardia e l’opportunismo restano…