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Mi bastano pochi giorni al Granma Internacional per rendermi conto di come funzionano le cose, in particolare due:

1) Gli articoli più importanti della stampa cubana vengono direttamente dal MINFAR, il Ministero delle Forze Armate Rivoluzionarie, che è il Ministero più potente dell’Isola. Non a caso il MINFAR si trova proprio dall’altra parte della strada rispetto al Granma. I pezzi che vengono dal MINFAR si riconoscono perché di solito sono quelli senza punteggiatura, con un linguaggio che non conosce sinonimi né sintassi e con qualche errore grammaticale. 

2) I giornalisti del Granma Internacional si grattano la pancia tutto il tempo, perché raramente a loro viene data la possibilità di scrivere, visto che la stra-grande maggior parte degli articoli pubblicati nell’Internacional arrivano, così come sono, dal Diario e quindi dal MINFAR, per essere tradotti nelle varie lingue.

 

 

 

 

 

 

Gli articoli non possono essere scritti secondo l’estro del giornalista, ma devono rispettare un linguaggio preciso e stabilito da tempo (che è lo stesso usato dalle radio e dalla televisione) e che ha il compito di trasmettere quel preciso messaggio deciso a monte da chi Governa. Prendiamo il caso dei Cinque: si tratta di cinque di undici persone che facevano spionaggio per il Governo Cubano all’interno di istituzioni a Miami, svelando tattiche militari e segreti di Stato. Sono stati scoperti nel 1998, e sei di loro, una volta arrestati, hanno deciso di collaborare. Di questi sei a Cuba non si è mai parlato, non sono mai esistiti, sono stati fatti sparire dalla storia. Cinque invece, hanno deciso di non collaborare (in cambio di laute ricompense ed agi impagabili per i loro familiari rimasti a Cuba), beccandosi anche delle catene perpetue.

Ora, loro non sono semplicemente “I Cinque”, ma sono “I Cinque eroi Cubani” o “I Cinque antiterroristi” sempre seguiti dai relativi nomi “Gerardo Hernández, Ramón Labañino, Antonio Guerrero, Fernando González y René González”, a cui spesso si aggiunge la frase “imprigionati per aver combattuto il terrorismo della mafia di Miami contro il popolo cubano” (sempre la stessa!) Tutto questo si legge almeno una volta al giorno sul giornale, si sente un altro paio di volte per radio, e si risente di nuovo in tutti i telegiornali del giorno, in un pressing martellante, al quale tuttavia le persone resistono, visto che se fermi qualcuno per strada e gli chiedi il nome dei Cinque in pochi sanno rispondere (per fortuna il cervello ha degli innati meccanismi di difesa!)

Gli articoli così scritti, sono retorici, pesanti, macchinosi, difficili da leggere da un pubblico straniero abituato a ben altri stili. Eppure, ogni giovedì, durante la riunione settimanale che si tiene con Stanlio ed Ollio, la coppia non si stanca mai di ribadire che il linguaggio utilizzato è politico, e che a nessun traduttore venga in mente di alterarlo. Quando poi scrive Fidel o il MINFAR, neppure gli errori possono essere corretti, in segno di rispetto. (Quindi io nella mia carriera di traduttrice ho dovuto tradurre parte dei libri di Fidel nei quali faceva rivivere persone che erano già morte più indietro nella storia, avendo la conferma che chi scriveva era veramente Fidel e non qualcuno per lui come si vociferava al Granma, perché solamente un anziano con problemi di memoria dovuti alla senile può scrivere così!)

fidel

C’è invece un altro caso, ancora più curioso, nella stampa cubana, ed è quello delle cose da non dire. Un tipico esempio è il fenomeno dei dissidenti, ed in particolare di Yoani Sànchez. La stampa nazionale non ne parla mai, ed infatti quasi nessuno la conosce. L’Internacional, ha cercato a lungo di evitare la questione, perché nessuno credeva che Yoani sarebbe diventata così famosa e nota all’estero.

Una volta in una di quelle famose ed inutili riunioni del giovedì, Ute, una signora della vecchia Germania dell’Est arrivata a Cuba negli anni 70 dice: “Ci sono dei lettori tedeschi che ci scrivono chiedendoci chiarimenti su Yoani. Loro vogliono difendere Cuba, ma non sanno quali argomenti usare contro la Sànchez“. Per la prima volta, ho visto Stanlio e Ollio rimanere senza parole. Si sono scambiati uno sguardo smarrito senza decidersi a rispondere. Prende la parola tale Colina, ex Vice-Direttore del Granma Internacional e uomo di grande prestigio, dicendo “A noi lei non interessa. Non ne parliamo per non accrescere la sua fama. Se tu non parli di qualcosa, quel qualcosa per te non esiste”. Gli rispondo “In Italia è possibile che Yoani sia più conosciuta del Che. Il suo libro è un best-seller ed è tra le 100 persone più influenti del Mondo. Non credo che il Granma Internacional farà la differenza sulla sua fama…“.

Ollio, in un impeto di leadership ritrovata chiude frettolosamente la riunione e sparisce insieme ad Stanlio. In corridoio Colina mi avvicina e mi dice “Davvero la Sànchez è più conosciuta del Che in Italia?” “Sì, o almeno tanto quanto il Che” “Siamo messi mali allora…” eh sì…siete messi male.