Tag

, , , , ,

Cuba è ufficialmente un Paese non razzista! Uno dei meriti che la Rivoluzione si attribuì fin dalla sua vittoria fu proprio la sconfitta della discriminazione contro gli afro-discendenti. E questa è anche una delle ragioni che mi hanno spinta a venire a vivere qui: vedere come funziona un meraviglioso Stato senza distinzioni o discriminazioni!

Così, quando ho cominciato a lavorare nel Granma e a partecipare alle moltissime riunioni dei diversi direttivi che lo dirigono…ho subito notato un particolare: gli afro-americani svolgono principalmente lavori più umili! Sono pochissimi i giornalisti di colore…e tra i dirigenti non ce n’è affatto! Le uniche eccezioni nel Governo erano Juan Almeida, scomparso qualche anno fa, ed Esteban Lazo, vice-Presidente del Consiglio di Stato! Pedro è, manco a farlo apposta, l’unico studente nero nella sua facoltà – Chimica Nucleare (la facoltà sorella, Fisica Nucleare, non ne ha nessuno) tra le più prestigiose a Cuba.

Mano a mano che passano le settimane ed i mesi mi accorgo non solo che il discorso è generalizzato ad ogni ambiente politico ed economico a Cuba, ma che nella società di razzismo ce n’è e eccome! Osmany, per esempio, il fidanzato di Marvelis, è mulatto, ma tendente al bianco, e lui si vanta di aver preso dalla madre, che è bianca, mentre rinnega il padre, di colore. In gergo, quando un figlio viene fuori più bianco dei genitori si dice “adelantò“. Adelantar vuol dire “andare avanti”, quindi il bambino è andato avanti, si è evoluto! Nel caso di una persona di colore, ma in gamba (come se la regola fosse essere un mascalzone), si dice “è nero, ma è come se fosse bianco”; al contrario, di un bianco fannullone si dice “è bianco ma è come se fosse nero!”

Questa storia del razzismo ha avuto poi delle ripercussioni sul turismo! La maggior parte del turismo sessuale si sviluppa intorno agli afro-discendenti, e così la prostituzione conosciuta come jineterismo, quella che si dedica esclusivamente ai turisti, è di solito composta da persone di colore. E quindi la polizia, quando vede per strada un nero con una straniera (che è proprio il mio caso con Pedro!) interviene e chiede i documenti al cubano intimidendolo in diversi modi. Intanto c’è l’umiliazione del vedersi fermati anche diverse volte in un pomeriggio e dover esibire i propri documenti solo perché si sta camminando con una bianca. Poi ci sono tutti i commenti che si devono sopportare senza poter fare nulla. E c’è anche la possibilità, più frequente per le donne, di venire schedati (molto spesso gli stessi poliziotti abusano delle jineteras in cambio di altri favori)

Pedro e io, prima di uscire di casa, scommettiamo sempre un hot dog su quante volte saremo fermati dalla polizia. Se andiamo in spiaggia, o in centro, nell’arco di un pomeriggio si arriva tranquillamente a cinque o sei volte. Se andiamo in luoghi meno frequentati allora le probabilità scendono a una o due.

Una sera ci accorgiamo di non avere pane, e così mando Pedro a cercarne un po’ nei negozietti dell’aeroporto, a due passi da casa nostra. Lui prende un po’ di soldi, mi saluta ed esce. Un’ora dopo non è ancora tornato…e io comincio a presagire che sia successo qualcosa. Proprio mentre squilla il telefono, il mio occhio cade sul carnet di Pedro rimasto sul tavolo…la telefonata conferma l’accaduto: la polizia l’ha trovato di sera e vicino all’aeroporto senza documenti e nero…elementi sufficienti per trattenerlo!

Prendo il suo carnet ed esco con la fotocopia del mio passaporto e il mio carnet del Granma. Arrivo alla stazione di polizia nel mezzo di un discussione:

Poliziotto: “Cos’è che dici di studiare tu?”
Pedro (sconsolato): “Chimica Nucleare”
Poliziotto (guardandolo con scetticismo): “Mi prendi per scemo?”
Pedro: “Perché?”
Poliziotto: “Quella facoltà non esiste a Cuba!
Pedro: “Guarda che ci hanno studiato il figlio e i nipoti di Fidel…

Arrivo io a togliere il povero poliziotto dall’imbarazzo. Indosso un vestitino bianco, e tutti i poliziotti più giovani mi circondano per cercare di aiutarmi e mettersi in mostra! Tra lo stupore generale, consegno il carnet di Pedro. Mi chiedono il passaporto, ma io per tagliar corto mostro il carnet del Granma…ho imparato che tutti temono il Granma (chissà perché?), e quel carnet mi ha salvato da un sacco di tentativi di raggiramenti e furti!.

Torniamo a casa senza sapere se piangere e ridere e io dico a Pedro “Scommetto un hot dog che almeno da qui a casa non ci fermano più”.

Perdo la scommessa…