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Costa Rica, Cuba, deportazioni, Ecuador, frontiera, Guatemala, Honduras, libertà, Messico, migrazione, USA
L’Ecuador è l’unico Paese per il quale i cittadini cubani non hanno bisogno di visto. Possono entrare come turisti e rimanervi tre mesi, terminati i quali, se non si sono procurati un altro visto, devono ritornare a Cuba. Chiaramente per poter lasciare il territorio cubano, devono avere una carta de invitaciòn della persona che li riceverà nello Stato di destinazione, e il Governo cubano deve rilasciare loro un permiso de salida, e cioè un permesso che dica per quanto tempo le autorità migratorie cubane concederanno loro di permanere all’estero. Tale permesso è di durata variabile. Se il cittadino cubano all’estero volesse prolungare la sua permanenza, dovrebbe dirigersi presso un Consolato e pagare una tassa mensile, per ogni mese in più passato fuori.
Proprio perché non serve visto per entrarvi, in Ecuador ci sono moltissimi Cubani, sono infatti la prima minoranza presente nello Stato, assieme a quella colombiana. Probabilmente, quando il Presidente Correa diceva a reti unificate di voler eliminare tutti i visti, non si aspettava che il proprio Paese sarebbe stato sommerso dai Cubani, e che avrebbero fatto carte false pur di uscire da quell’Isola che lui così tanto decantava….e ancora di più in un posto in cui si guadagna nella moneta del nemico: in dollari! Ovviamente quando parlo di carte false, lo intendo in senso profondamente letterale! Moltissimi sono stati i matrimoni combinati con Ecuadoriani in cambio di laute ricompense. E tutti hanno voluto lucrare sulla disperazione Made in Cuba, funzionari compresi, che hanno cominciato a chiedere soldi per “risolvere” i documenti ai Cubani in Ecuador!
Fino a poche settimane fa, i Cubani presenti in Ecuador senza visto non potevano essere espulsi dal territorio ecuadoriano poiché il Governo cubano non li accettava. Ma proprio a causa della massività del fenomeno migratorio da Cuba, le autorità dei due Paesi hanno raggiunto un accordo, e la polizia ha cominciato a battere i quartieri maggiormente popolati da Cubani, e a deportare quelli indocumentati. Pur sottolineando il diritto di ogni Stato di stabilire e far rispettare la propria politica migratoria, c’è da chiedersi se simili misure non siano contrarie al principio di diritto internazionale che vieta la retroattività di una norma: in pratica, non puoi essere sanzionato da una norma che non esisteva nel momento in cui hai commesso il fatto! Tale misura viene da uno Stato che da una parte concede l’asilo politico ad Assange, mentre dall’altra non ha paura di rispedire in Patria Cubani che nel frattempo hanno perso tutti i loro diritti di cittadini, e che verranno trattati come traditori dallo Stato, in un Paese in cui lo Stato controlla tutto, dal lavoro alla sanità!
Per questo molti Cubani nelle ultime settimane si sono armati di coraggio e, zaino in spalla, hanno cominciato a percorrere tutta l’America Centrale, sperando di arrivare vivi fino agli Stati Uniti dove possono essere accolti come rifugiati politici. Lo fanno grazie a una guida di poche pagine che circola in internet e sta passando di mano in mano, e che spiega in dettaglio il tragitto da percorrere, indicando dove cambiare i soldi, dove rimanere a dormire, e che ogni Cubano ha contribuito ad arricchire dal momento in cui è stata scritta ad ora con la propria esperienza diretta.
Così questi Cubani decidono di ricominciare di nuovo tutto da capo, rimettersi di nuovo in pericolo, e attraversare Ecuador, Colombia, Panamà, Costa Rica, Nicaragua, Honduras, Guatemala e Messico per passare la frontiera con gli USA. Lo fanno a piedi, affidandosi alla sorte e sapendo che attraverseranno alcuni degli Stati con il maggiore tasso di criminalità del Mondo. Senza rimpianti, senza troppe esitazioni, e senza dirlo a troppa gente, lo fanno perché, una volta assaggiata la libertà fuori Cuba, farebbero di tutto pur di non tornarci! Lo fanno perché sono sicuri che da qualche parte deve pur esistere una vita migliore, e forse sbagliando, sperano che si trovi negli States.
A tutti quei Cubani che hanno deciso o decideranno di intraprendere un simile viaggio contro la propria stessa vita, per rincorrere il sogno di una miglior vita, io mando un enorme abbraccio, e auguro la migliore fortuna...perché non c’è vita che vale la pena di essere vissuta senza libertà, e perché qualsiasi uomo capace di correre ogni rischio per inseguire la sua libertà, dentro e fuori Cuba, merita tutto il rispetto.