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Cina, debito pubblico, Denver, elettorato, inflazione, Obama, posti di lavoro, Presidential Debate, Romney, USA
Devo ammettere che sono rimasta un po’ delusa dalla performance del Presidente Obama a Denver del 3 ottobre.
Come molti giornali hanno sottolineato, Obama è sembrato stanco, disilluso, niente a che vedere con quel carismatico sognatore che vinse nel 2008.
Molti lo hanno criticato, soprattutto per quello che è stato chiamato il suo “linguaggio corporale”, spesso a testa bassa, non ha dimostrato aggressività, non ha approfittato delle (molte!) gaffe passate del Governatore Romney.
Questo dibattito è stato particolarmente tecnico, e anche un po’ noioso rispetto a quello, per esempio, tra Obama e McCain del 2008.
Ma prestandovi attenzione sono rimasta a bocca aperta per il programma politico dei Repubblicani. Romney ha più volte sottolineato che aumenterà le spese militari e concederà incentivi agli imprenditori, ma senza alzare le tasse né gravare sul ceto medio…come avrebbe intenzione di farlo esattamente non è stato in grado di spiegarlo. Ha poi ribadito che manterrà una linea dura con la Cina, e che riporterà negli States le produzioni che attualmente sono là. Questo comporterà inevitabilmente un aumento del prezzo del prodotto finale, che quindi non venderà, a meno che lo Stato non lo sussidi. Ma di nuovo i sussidi dovrebbero essere, a rigor di logica, pagati con ulteriori tasse…cosa che il leader Repubblicano ha categoricamente negato. Come avrebbe intenzione di compiere questo miracolo economico, non è dato saperlo!
Ma spostiamo il discorso su un piccolo particolare del quale, a quanto pare, Romney non è a conoscenza: gli Stati Uniti possono realmente permettersi di avere la mano dura con una potenza che possiede oltre il 50% del loro debito pubblico depositato nelle proprie banche? Non è un segreto che la Cina ha miliardi di dollari come riserve nelle proprie casseforti. E non sarebbe poi così impensabile venderli o cambiarli in euro o sterline, provocando una massiva iniezione di dollari nel mercato mondiale, cosa che a sua volta porterebbe ad un’impressionante inflazione, con tanti saluti per le esportazioni!
Insomma, il discorso di Romney è stato francamente vuoto di contenuto, un discorso pieno di slogan ad impatto gridati a persone che non sanno fare 2 + 2. Eppure in qualche modo, qualcuno l’ha trovato rassicurante!
Sì certo, era più sorridente di Obama e aveva la spilla della bandiera degli Stati Uniti grande il doppio. E questo, si sa, nelle elezioni conta! Eppure, ripensando all’atteggiamento del Presidente, non posso non pensare che sia il comportamento di chi è arrivato al potere credendo di riuscire a cambiare molte cose, e che si è poi dovuto scontrare con il muro della propaganda, dell’ostruzionismo e della polemica. In fondo sono convinta che non sia stato affatto facile governare in questi passati quattro anni, e non è casuale che tutti i Presidenti che hanno servito in quel periodo, alle elezioni successive siano stati sconfitti (dalla Francia all’Olanda, e perfino la Merkel ha perso alle amministrative).
Il fatto che Obama ne sia uscito comunque in vantaggio, non è di per sé un segnale importante? E il provvidenziale dato sulla diminuzione della disoccupazione al 7,8% (il dato più basso dal gennaio 2009) con 114.000 nuovi posti di lavoro in settembre in questa epoca di recessione non è miracoloso? (Dati riscontrabili sul sito della BBC qui).
A quanto pare per l’opinione pubblica no…e sarà quella stessa opinione pubblica che tra due anni, in caso di vittoria di Romney, scenderà in strada a protestare per l’ennesima guerra inventata o provocata, per gli ennesimi tagli a quel poco di welfare che ancora ci resta, e per le ennesime gaffe sessite e razziste…è così instabile l’elettorato?