Cuba: I Comedores Obreros e la società rarefatta

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I comedores obreros sono mense messe a servizio dei lavoratori in tutta l’Isola, e di solito forniscono colazione, pranzo e cena ai lavoratori a prezzi davvero modici in moneta nazionale.

La loro storia ha seguito l’evoluzione della Stato Cubano. Sono ancora comuni i racconti dei pasti serviti nei comedores nel mezzo del Periodo Especial a base di acqua zuccherata e riso, senza mai vedere legumi, verdure, e Dio ce ne scampi, carne!

Oggi la situazione è diversa perché l’economia si è rafforzata dagli anni ’90, e alla cifra di 50 centesimi di peso cubano (qualcosa come un paio di centesimi di euro), i lavoratori cubani possono permettersi di mangiare in una specie di ristorante un pasto completo che comprende primo, secondo, dolce e acqua.

comedor obrero

È geniale, direte voi! Probabilmente sì, l’idea sarebbe geniale, se non fosse inattuabile. Come tutte le cose promosse dalla Rivoluzione Socialista cubana, anche gli utopici Comedores Obreros non funzionano perché inefficienti e insostenibili, e perché regalare cibo in uno Stato che fa la fame sortisce l’unico effetto di aumentare corruzione e mercato illegale.

Prendiamo ad esempio il mio Comedor, quello del Granma, che è una dei migliori in tutto il Paese perché si tratta della mensa dell’organo di stampa ufficiale del Comitato Centrale del Partito Comunista, ente che detiene tutto il potere politico dell’Isola. 

La mensa del Granma serve colazione, pranzo e cena. Ma come tutti gli altri lavoratori dell’Isola, anche quelli che lavorano nella mensa guadagnano non più di 400 Pesos in Moneta Nazionale, e la loro unica fonte di sopravvivenza è quella del “desvio de los recursos”, parole che sono nella bocca di chiunque, e che non vogliono dire altro se non rubare dal lavoro per rivendere i prodotti nel mercato nero.

leche

Così, la cuoca della mensa e l’addetta alle razioni della colazione non avranno nessun interesse a servire un bicchiere di latte ai lavoratori che vanno in mensa sperando di fare colazione (e che si devono portare il bicchiere da casa), perché preferiscono tenerselo e rivenderlo nel loro quartiere a 40 pesos alla bottiglia, e tenersi per sé il ricavato. Il momento della colazione diventa semplicemente una farsa durante la quale il lavoratore esige il suo bicchiere di latte e si sente rispondere ogni giorno una scusa diversa che giustifica la mancata ripartizione del prezioso prodotto. Una mattina il lattaio non è arrivato, Un’altra le mucche erano malate, e quella dopo il latte è stato richiesto da altri comedores che ne avevano più bisogno. Il lavoratore e l’addetta sanno perfettamente che sono scuse, ma nessuno dice nulla perché il furto è anti-Rivoluzionario solamente se si scopre e non se si fa. A parte questo, anche se i cuochi e l’addetta alle vendite venissero rimpiazzati da qualcun altro, la pratica del desvio è talmente condivisa che anche i prossimi assunti la praticherebbero esattamente nello stesso modo!

comida

Il caso del pranzo e della cena, invece, sono diversi! Il discorso del desvio vale sempre, ma ad esso si aggiunge la vendita di cibo avanzato. Infatti i comedores vendono il cibo che i lavoratori avanzano nel piatto ad allevatori che lo usano per il bestiame. Perciò lo scopo dei cuochi è quello di cucinare in modo da evitare che le persone mangino. Meno i lavoratori mangiano, e più cibo possono vendere. Chiaramente, i cuochi cercano di dissimulare quello che fanno aumentando di poco in poco il livello di immangiabilità di quello che fanno, mentre ai lavoratori, che purtroppo non possono permettersi nient’altro al di fuori del comedor, non resta altra scelta che adattarsi di volta in volta a quello che i cuochi cucinano. Se non fosse così tragica, l’immagine che esseri umani e maiali si stanno disputando lo stesso cibo, e che uomini sono disposti a mangiare cose che andrebbero bene a degli animali, sarebbe ironica.

I lavoratori non se la prendono con i cuochi, perché se fossero al posto loro farebbero la stessa cosa. Tutti guadagnano una miseria, e nessuno pensa due volte al fatto di poter prendere soldi extra. Così, nella zuppa di fagioli o soya regolarmente servita nel Granma, i cuochi mettono lo zucchero invece del sale e il riso, dal quale a Cuba normalmente è necessario togliere i chicchi marci e la sporcizia lo cucinano sporco, perché sperano così che i lavoratori non mangino. Ma i lavoratori mangiano…mangiano eccome, perché non hanno altra scelta, come in un girone dell’inferno dantesco senza fine, una costante corsa al ribasso a discapito di tutta la società.

All’inizio, appena arrivata a Cuba, mi arrabbiavo con le persone che secondo me erano ladre punto e basta e che si stavano arricchendo alle spalle non del Governo, ma di altre persone, poveracce anche loro. E probabilmente è così. Ma il furto è rimasto l’unica risorsa compresa e condivisa, e la società è talmente rarefatta e disgregata che anche lo schiacciare i più deboli e vulnerabili è giusto in nome del proprio benessere. L’unica legge giusta è quella della giungla, dove chi può sopravvive al meglio delle sue possibilità, e chi non può, perisce. Un sistema del genere non si sarebbe propagato e diffuso se la società non fosse ridotta in condizioni di fame e disperazione. Se è un responsabile che vogliamo trovare, dobbiamo cercare chi queste condizioni le ha volute ed imposte. 

Siamo sicuri che Margaret Thatcher non avesse ragione?

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Londra, Aprile 2013

Ieri a Londra si sono svolti i funerali di Margaret Thatcher, prima ed unica donna Prime Minister della storia del Regno Unito.
Soprannominata “Lady di Ferro” dai Sovietici, la Thatcher è stata probabilmente la figura più controversa della politica britannica degli ultimi anni. Eletta per ben tre volte a capo del Governo, altra circostanza più unica che rara negli UK che difficilmente cedono al riciclo di figure politiche del passato (ed infatti lei è stata la politica che per più a lungo ha rivestito il ruolo di Prime Minister nel XX secolo), la Thatcher è conosciuta per aver promosso nell’arco di più di 10 anni politiche altamente impopolari mirate all’austerty e al risanamento delle finanze pubbliche.
Cose che a noi Italiani suonano particolarmente familiari e spiacevoli.

In pochi però ricordano che la Baronessa è anche stata autrice di una riforma del sistema delle pensioni che permette ai lavoratori di decidere di investire una parte aggiuntiva del proprio stipendio nella futura pensione, obbligando i datori di lavoro ad complementare la quota fino a tre volte il valore dei soldi accantonati (tutti esentasse). Altro particolare che in pochi sembrano ricordare oggi è l’ampia strategia di incentivi ed agevolazioni che vent’anni fa permise a decine di migliaia di persone in tutto lo Stato di acquistare la prima casa.

Le politiche della Thatcher hanno senz’altro mietuto molte vittime sulla loro strada; ma hanno anche contribuito a dare forma a quella mentalità tutta britannica in cui solo le attività veramente sostenibili e di successo meritano di sopravvivere. Le altre, devono riuscire a reinventarsi o a diventare più efficienti. Altrimenti devono soccombere, lasciando spazio a future idee migliori.
Tutto questo ha alimentato un cilco virtuoso che ha portato molti giovani europei a venire nel Regno Unito in cerca di quei riconoscimenti negati nei loro Paesi di orgine (inclusa chi scrive).

La dimostrazione che le politiche Thatcheriane non erano così sbagliate, ma solo scomode ai più che non volevano assumersene le respnsabilità, sta nel fatto che nessun Prime Minister successivo le abbia tagliate o sostanzialmente modificate.
Insomma, siamo tutti bravi a criticare le cose che gli altri sono obbligati a fare perché noi non abbiamo avuto il coraggio di farle prima e meglio.

Se penso a chi governava in Italia a cavallo tra gli anni ’80 e ’90 (Craxi!) mentre nel Regno Unito c’era la Thatcher, e alle politiche che venivano implementate (sussidi a fondo perduto per imprese chiaramente destinate a chiudere, costi messi sulle spalle delle future generazioni, spese evidentemente insostenibili) e se vedo come l’Italia ha reagito alla crisi finanziaria (e cioè non l’ha fatto) prima grande vera prova da allora ad oggi, e paragono tutto questo al Regno Unito, mi chiedo e vi chiedo: “Siamo così sicuri che la Thatcher fosse sulla cattiva strada?”
Voi non avreste preferito politici più coraggiosi in grado di tagliare le politiche populiste insostenibili per dare alle future generazioni la chance di avere anche loro successo e prosperità, invece che fare ricadere su di loro le colpe delle inefficienze passate?

Un sondaggio pubblicato ieri sull’Evening Standard chiede ai lettori: Se pensi all’attuale situazione in Gran Bretagna, quali tra i successivi Prime Miniter sarebbe più in grado di portare il Paese fuori dalla crisi?
Margaret Thatcher 31%
John Major 7%
Tony Blair 21%
Gordon Brown 13%
David Cameron 12%
Nessuno 9%

PS. e se loro chiamano crisi quella che c’è nel Regno Unito, come dovremmo chiamare noi la nostra?

Digressione

Cuba: il primo trasloco

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(Cuban Diaries – Maggio 2009)

Dopo circa un mesetto dal mio arrivo, quando mi sono appena abituata agli estenuanti viaggi in autobus di oltre un’ora all’andata e un’ora al ritorno, Pedro e la padrona della casa di Boyeros parlano.

Ci siamo accorti che mentre noi non ci siamo lei entra in casa e rovista tra le nostre cose senza neanche preoccuparsi di non lasciare tracce! In casa abbiamo i nostri (miei) soldi, il computer, tutto! Se qualcosa dovesse sparire come la metteremmo?

Lei entra con la scusa di aiutarci a tenere in ordine la casa, senza che ovviamente nessuno glielo abbia chiesto, e dice che in realta’ dovremmo ringraziarla, e che infatti sta anche pensando di alzarci l’affitto perche’ – facendo un cenno verso di me – e’ chiaro che potrebbe anche chiedere di piu’. Questo e’ quello che odio di questa Isola: le persone non hanno una sola parola...ma ne hanno tante quante sono le circostanze. Non ci si puo’ mai fidare di nessuno, e non ci si puo’ mai mostrare vulnerabili, perche’ il minimo segno di vulnerabilita’ fa sentire gli altri piu’ potenti. Li fa sentire in grado di approfittarsi delle debolezze altrui….e io di debolezze ne ho tante, cosi’ tante che neppure credevo.

Sento che discutono nel patio posteriore, e per una volta non me ne voglio preoccuare, lascio che da Cubani se la sbrighino tra di loro. Preferisco stare fuori nel giardinetto anteriore, dove la cagna ha appena partorito 4 deliziosi cuccioli! Sono tutti magri e scattanti, pronti a giocare, tranne uno, che e’ invece cicciottello e pigro. Mi sento proprio come lui. Non cicciottella…anzi non sono mai stata piu’ magra in vita mia! Questa dieta a base di riso in bianco mi ha dotato una linea invidiabile (e una perenne fame!) Ma mi sento pigra, continuamente fiaccata dal caldo e dal sudore che mi resta appiccicato al corpo non importa quante docce mi faccia. Il sole qui ti cucina a fuoco lento…e’ solo Maggio e sono gia’ sfinita…non voglio pensare a come sara’ in Luglio o Agosto!

Comincio a capire i racconti di Frederick – mio collega mezzo svizzero e mezzo camerunense ma nato e cresciuto a Cuba – della tribu’ di suo padre e suo nonno in Cameron. Nei mesi piu’ caldi gli uomini si siedono all’ombra e non fanno nulla…non cercano neppure da mangiare, perche’ le energie che immagazzinerebbero con il frugale pasto che troverebbero sarebbero inferiori a quelle che perderebbero se cercassero da mangiare!

Mentre rifletto su questa cosa, guardando il cucciolo che cerca di continuare a dormire indisturbato a dispetto dei suoi fratellini che cercano di svegliarlo, arriva Pedro con cattive notizie.

La generosa proprietaria ci ha alzato l’affitto da 120 CUC al mese a 180…(esattamente i soldi che tengo nascosti in un paio di scarpe sotto il letto in camera mia…e mi chiedo se sia una casualita’). Ovviamente non sono disposta a cedere…ma non so neppure dove andare. Appena compaio io i prezzi degli affitti lievitano, e’ come se qui tutti pensassero che sono la figlia di un banchiere solamente perche’ Italiana. Fortunatamente abbiamo gia’ pagato l’affitto del prossimo mese, e la proprietaria ha gia’ speso i soldi. Vuol dire che non ci puo’ buttare fuori subito, e che abbiamo ancora 30 giorni per cercare un’altra casa…

In questo momento ho solo voglia di stare seduta sotto un’ombra e non fare nulla…perche’ tanto so che il beneficio che trarro’ sara’ nettamente inferiore agli sforzi che dovro’ fare per generarlo.

Come richiedere il National Insurance Number

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La prima, primissima cosa da fare appena arrivati a Londra è andare al Job Center (ce n’è uno in ogni distretto) e richiedere il National Insurance Number, conosciuto come NI number. E’ una sorta di codice fiscale, assolutamente indispensabile per poter vivere nel Regno Unito.

Il Job Center di solito rilascia un numero di telefono da chiamare per fissare l’appuntamento durante il quale si richiederà il NI number.

Al telefono risponde una ragazza (sarà sicuramente un call center) che per quel riguarda me potrebbe vincere il Pazienza Award 2013! Una che è evidentemente abituata a trattare con persone con ogni tipo di accento e che non parlano inglese! Una che, se mi fosse stata davanti, avrei abbracciato! Insomma, con tremenda dolcezza mi dà un numero di referenza provvisorio che posso usare già da subito in caso di necessità, e mi fissa l’appuntamento per il giorno dopo (il 4 marzo) nella sede centrale del Job Center di Settles Street E1 1JW, dove chiederò il numero definitivo.

Ci arrivo non senza prima essermi persa, e dopo una mezzoretta di fila parlo con una signora che mi aiuta a compilare un questionario. Alla fine mi rilascia un foglio che dice che nel giro di 4 settimane mi arriverà il Numero. Le chiedo se non sia possibile velocizzare un po’ i tempi e lei mi risponde di non preoccuparmi: mettono il termine di 4 settimane come massimo, ma è molto probabile che mi arrivi prima.

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Torno a casa un po’ sconsolata, pensando che se mi hanno detto che arriverà tra 4 settimane, sicuramente ce ne metterà almeno cinque o sei, e mi rassegno all’idea del dover aspettare. 

Lunedì 11 marzo invece, nella mia cassetta delle letter trovo una busta datata 7 marzo! La apro, ed è il mio NI number, già arrivato e pronto all’uso! (I numeri vengono assegnati da Glasgow, città della Scozia sede centrale del Job Center Plus Office).

 

Imparo la mia prima lezione di Londra: quando un funzionario pubblico ti dà una data massima entro la quale un documento deve arrivarti, non lo fa per prenderti per i fondelli: quella è davvero la data massima, ed è probabile che il documento ti arrivi molto prima! 🙂

Sono a Londra da un mese ormai, e c’è una domanda che non riesco a togliermi dalla testa: qual è la differenza tra il Regno Unito e l’Italia? Perché a Londra riesco ad essere completamente in regola e registrata in 3 giorni dal mio arrivo senza aver speso nulla e con il minimo sforzo? Cosa fa essere i funzionari pubblici inglesi disponibili ed attenti alle esigenze degli immigrati, e rapidi ed efficienti? Qual è quel fattore che a noi Italiani manca?

Questo non riesco davvero a capirlo….

Application woman

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Sono bravissima a nascondere  le mie paure e insicurezze a chi non mi conosce per davvero. Ricordo qualche settimana fa prima di partire per Londra la suocera di mia sorella chiedermi “Ma avete già un lavoro che vi aspetta là?”

Dentro di me pensavo, no porca miseria che non ce l’abbiamo un lavoro! Ma ti pare che a quasi trent’anni sono così deficiente da lasciare un lavoro che mi piaceva da morire in Ecuador con delle persone che adoravo, e andarmene a Londra che manco me lo ricordo più l’inglese???

E invece, esternamente, ho sfoggiato il più rassicurante dei miei sorrisi e con lo sguardo di una che sa, le ho risposto “No, ma lo troviamo lì senza problemi!”

Ecco…tre settimane e 24 applications dopo, anche la mia apparente sicurezza esterna comincia a vacillare!
Ho mandato application per i lavori più svariati, abbassandomi l’esperienza lavorativa per non sembrare over-qualified, o alzandola per non sembrare unqualified a seconda dei casi! 

La settimana scorsa, la svolta! Mi chiamano da un’Organizzazione per dirmi che sono stata shortlistata, e quindi accedo di diritto al prossimo girone dell’inferno: l’intervista! Quando? Giovedì alle 11:30! Perfetto! E io che cominciavo a disperarmi!

Il giorno dopo, risquilla il telefono ed io, con la solita corsa roccambulesca mi precipito a prenderlo con un doppio salto avvitato e conseguente rottura del dito mignolo contro la gamba del letto!

“Buon giorno, volevamo comunicarle che dopo aver letto la sua application è stata shortlistata. Quando? Giovedì alle 12:00!”

Ma nooooooooo!!!!!!

Cerco di mantenere la calma, prendo il computer, e preparo una mail nella quale chiedo alla prima organizzazione di posticiparmi il colloquio per serissimi ed impostergabili motivi personali.

Mi arriva la risposta: Notando che non potrà più parteciparvi, il suo colloquio di lavoro è stato cancellato!

Ma che avrò fatto in vita mia per essere così sfigata? 😦

Ormai per i miei coinquilini sono diventata application woman, perché ogni volta che mi chiedono cosa stia facendo rispondo: Un’application!

Forse hanno ragione quelli che dicono:
L’APPLICATION PERFETTA, E’ QUELLA CHE DEVI ANCORA MANDARE….

Londra: la prima notte

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Dopo un anno in Ecuador, e un mese in vacanza in attesa di avere tutti i documenti per poterci spostare, arrivare nella capitale della frenesia europea mi mette alla prova!

La sera prima della partenza mi sono trovata nel bar di Paese con i miei amici che, come al solito, sono venuti a salutarmi prima di un viaggio.
Uno di loro ridendo mi ha detto:
– “Beh questo è il viaggio più corto che fai!”
Ed effettivamente è vero, ma appena arrivata a Londra mi sono sentita catapultata in un’altra dimensione che non ha nulla a che vedere con quello che sono stata finora. Appena arrivata ho avuto un’impressione chiara ed impetuosa: sono lenta ed impacciata!

Certo, non è una gara, ma per la prima volta in vita mia mi sento più lenta del contesto che mi circonda…e posso già sentire i pezzi della mia autostima che si frantumano a contatto col suolo.
Sbattendo contro tutto e tutti arrivo nel punto di incontro stabilito con Alessandro, il ragazzo con cui vivrò e mio grande amico dai tempi dell’Università!
Lui comincia a spararmi tutto quello che dovrò fare nei prossimi giorni.
Colgo solo qualcuna delle cose che mi dice, tipo conto in banca e National Insurance Number…tutto perde si perde in un mare di parole che faccio solo finta di capire.

A vent’anni sarei piombata a piedi pari in un’esperienza come questa! Adesso mi sento solo piena di paure e di ansie, e con il timore di non farcela.

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Arriviamo nel nostro nuovo appartamento ed è stra-figo! Si trova proprio di fronte al Villaggio Olimpico realizzato in occasione delle Olimpiadi, e gode di una formidabile vista sullo Shard, uno degli ultimi grattacieli realizzati da Renzo Piano qua a Londra, e sul Gherkin, un edificio a forma di supposta (anche se tutti insistono nel dire che sembra un cetriolino sott’olio) cuore della parte finanziaria di Londra.

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Giriamo il letto in camera mia in modo che guardi proprio la spettacolare vista, che di notte è mozzafiato!
Appendo alla maniglia della finestra uno scaccia-pensieri comprato in Ecuador.
Se quel coso funziona davvero, avrà un bel daffare in questo momento!

Sistemo le cose portate da Quito nella stanza, e il contrasto tra le immagini della Londra finanziaria fuori dalla finestra e gli oggetti indigeni che sto mettendo a posto simbolizza a perfezione la linea di incontro tra il mio passato e il mio futuro.

Da domani comincerò a cercare lavoro, e a disbrigare tutte le pratiche burocratiche per me e Ramsés…per ora, mi godo la vista dello Shard e del Gherkin cercando di non farmi prendere dal panico…ma è già troppo tardi!

Se Chavez muore…

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Il Presidente Venezuelano Hugo Chavez è morto non si sa dove, non si sa quando e non si sa di cosa.

Questo succede quando si parla di leader come Chavez, Fidel, Correa…il popolo non ha mai diritto di sapere la verità, e ci sono continue teorie su cospirazioni, menzogne e manipolazioni.

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Di fatto Chavez è morto, e il suo vice Nicolàs Maduro (relativamente sconosciuto finora) ne ha subito approfittato per auto-eleggersi Presidente ad interim, militarizzando il Paese immediatamente dopo. La mobilizzazione dell’Esercito ha sicuramente un duplice scopo: da una parte accompagnare lo Stato durante il lutto senza problemi di ordine pubblico, dall’altro impedire all’opposizione di organizzare manifestazioni di protesta a quello che, di fatto, è stato un colpo di Stato. Ed infatti è solo attraverso Twitter che l’opposizione nei panni del suo leader Henrique Capriles, riesce a comunicare, manifestando il suo disappunto, ma senza poter fare nulla al rispetto!

Chi sicuramente il suo disappunto lo avrà invece manifestato (eccome!), è Diosdado CabelloPrima dell’ultima operazione di Chavez a Cuba, tutti guardavano a lui come papabile futuro Presidente. Amico di Chavez fin dai tempi del tentato colpo di Stato del 1992, compagno di cella e attuale Presidente dell’Assemblea Nazionale, fu lui ad assumere la Presidenza temporanea quando Hugo Chavez venne sequestrato nel 2002 (e subito dopo rilasciato).

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L’unica cosa che divideva Chavez da Cabello era l’amicizia e la dipendenza da Cuba. Non è un segreto per nessuno che, soprattutto dopo il colpo di Stato del 2002 Chavez abbia aperto le porte del suo esercito ai membri della Sicurezza Cubana che hanno infiltrato persone di fiducia per scoprire i militari in odore di tradimento ed espellerli. Ed è evidente che a molti ufficiali fedelissimi di Chavez, tra cui proprio Cabello, l’ingerenza cubana non sia proprio andata giù. Non a caso Ramiro Valdes, Comandante della Rivoluzione Cubana e compagno di Fidel fin dai tempi della Sierra Maestra, ha passato molto tempo in Venezuela come consigliere personale di Chavez, e come Presidente di Commissioni ad hoc che avevano il compito di risolvere le diverse crisi che di volta in volta il Governo Bolivariano affrontava, da quella militare del 2002 a quella energetica del 2010. Valdes, che ha sicuramente maturato molta esperienza nel controllo delle masse e delle informazioni nei molti anni in cui è stato Ministro degli Interni, Ministro dell’Informatica e delle Comunicazioni e Vice Presidente del Consiglio dei Ministri (oltre al distaccato ruolo che ha svolto come esperto della Sicurezza e della Contro-Intelligenza), è anche stato messo a capo della ristrutturazione dell’Esercito Venezuelano.

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Questo ha provocato molte rinunce eccellenti tra le fila militari venezuelane, una tra le più importanti è stata quella di Antonio Rivero, generale di alto profilo e capo della Protezione Civile, che si è dimesso nel 2010, e da allora è stato cancellato dalla storia venezuelana vivendo isolato e controllato a vista.

Cosa succederà in Venezuela, e quindi anche a Cuba, dipende solo dalle figure di Maduro e Cabello. E’ evidente che le autorità cubane abbiano approfittato della malattia e vulnerabilità di Chavez per convincerlo a preferire Maduro, molto più accondiscendente e malleabile. Ma è altrettanto evidente che una grandissima parte dell’Esercito si riconosce in Cabello, soprattutto adesso che il leader principale è morto.

Tutto si deciderà nelle prossime settimane, e chi dei due rimarrà, dovrà comunque fare i conti con l’altro ancora per molto tempo. Se la sicurezza cubana sarà stata brava nell’infiltrare persone leali all’interno dell’Esercito venezuelano, allora il potere rimarrà a Maduro. Ma se Cabello, invece, sarà riuscito a mantenere margini di autonomia all’interno dell’Esercito, potremmo vederne delle belle. 

Di certo c’è solo che un Presidente è morto dopo aver mentito per mesi sulla sua malattia e presunta convalescenza, che non si è ritenuto necessario informare i cittadini di quello che stava realmente succedendo (e non lo si sta ancora facendo) e che la Costituzione è stata calpestata come fosse carta straccia…e poi le chiamano Democrazie.  

Le ragioni delle contestazioni a Yoani Sanchez

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E’ recente la notizia del viaggio di Yoani Sanchez fuori da Cuba. La blogger ha richiesto ed ottenuto il passaporto grazie alla Riforma Migratoria entrata in vigore il 14 Gennaio, ed il visto, ed è volata in direzione del Brasile, prima tappa del suo lungo tour fuori dall’Isola!

Arrivata in Brasile, l’ha accolta una folla di manifestanti che l’hanno aspramente contestata. Molti giornali se ne sono meravigliati: Yoani, internazionalmente conosciuta come paladina delle libertà a Cuba, più volte citata come una delle persone più influenti del mondo, viene contestata dai cittadini brasiliani.

Ecco cominciamo da lì: sicuramente ci saranno stati molti Brasiliani simpatizzanti del Regime Cubano delle varie associazioni di amicizia con Cuba (ce n’è in ogni Stato: Italia-Cuba, Brasile-Cuba, Francia-Cuba…), ma c’erano certamente anche cittadini cubani residenti in Brasile. Cubani che stavano liberamente esercitando la loro libertà di espressione? Forse sì…ma solo forse!

In realtà gli istituti consolari e diplomatici cubani all’estero non agiscono solo in quanto tali, anzi! La loro principale attività è infatti quella di gestione dei Cubani residenti all’estero. Basta mettere piede in un Consolato, come quello di Milano, per capirlo! Per esempio, per poter tornare a Cuba il cittadino Cubano deve richiedere l‘abilitazione del passaporto, che si ottiene previa richiesta e pagamento di una cifra di denaro che varia di Stato in Stato. Per poterla richiedere è necessario iscriversi alla Sezione Consolare, fornendo i propri dati e recapiti in Italia. La abilitazione, che viene rilasciata una volta nella vita, ma che può essere revocata in qualsiasi momento, e senza la quale non è possibile fare ritorno nel proprio Paese, può essere concessa o no, su parere discrezionale del personale consolare. E’ facile capire che questo strumento si presti ad essere facilmente utilizzato per ricattare i cittadini all’estero.

Infatti, quando il Consolato intende organizzare una qualsiasi manifestazione in una città Italiana, allerta immediatamente le persone che vivono vicino al punto identificato, invitandole a parteciparvi. Ognuna di queste persone sa perfettamente che tutti i futuri documenti di cui avrà bisogno dovranno provenire da quella stessa Sezione Consolare. Quindi ci penserà due volte prima di rifiutarsi di partecipare a queste manifestazioni correndo il rischio di vedersi rifiutare un documento che potrebbe permettere la riconciliazione con una madre, una figlia, o un marito. 

E’ così che funzionano i Consolati e le Ambasciate Cubane nel Mondo, ed è per questo che ogni volta che viaggiano persone scomode al Regime, manifestazioni apparentemente spontanee spuntano come funghi in modo conveniente, e con giornalisti cubani o di reti vicine al Governo casualmente pronte a riprenderle!

Molto più spesso questi giochetti funzionano soprattutto con il personale delle missioni all’estero (sono soggetti che vengono assoldati dal Governo Cubano per andare ad esercitare la loro professione all’estero). Questi medici, ma anche allenatori e insegnanti, che si trovano principalmente in America Latina ed Africa e che sono controllati a vista dal personale consolare e dai funzionari della sicurezza infiltrati, sono bersagli molto più comodi dei normali cittadini, perché hanno una prospettiva di tornare a vivere a Cuba nel breve periodo (se non lo facessero sarebbero disertori, e queste genererebbe problemi molto più gravi!), e il sicuro desiderio di poter continuare a viaggiare in seguito! E la loro valutazione come professionisti in Missione, vincolata alla possibilità di essere scelti per Missioni future, dipende anche dal loro comportamento ed attivismo politico!

Così si spiegano le manifestazioni contro la povera Yoani, che è riuscita ad allontanarsi da Cuba, ma non potrà mai allontanarsi dai Cubani!

Volete la contro-prova che i manifestanti erano Cubani? Solamente i Cubani non conoscono Yoani Sanchez…

Il razzismo a Cuba

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Cuba è ufficialmente un Paese non razzista! Uno dei meriti che la Rivoluzione si attribuì fin dalla sua vittoria fu proprio la sconfitta della discriminazione contro gli afro-discendenti. E questa è anche una delle ragioni che mi hanno spinta a venire a vivere qui: vedere come funziona un meraviglioso Stato senza distinzioni o discriminazioni!

Così, quando ho cominciato a lavorare nel Granma e a partecipare alle moltissime riunioni dei diversi direttivi che lo dirigono…ho subito notato un particolare: gli afro-americani svolgono principalmente lavori più umili! Sono pochissimi i giornalisti di colore…e tra i dirigenti non ce n’è affatto! Le uniche eccezioni nel Governo erano Juan Almeida, scomparso qualche anno fa, ed Esteban Lazo, vice-Presidente del Consiglio di Stato! Pedro è, manco a farlo apposta, l’unico studente nero nella sua facoltà – Chimica Nucleare (la facoltà sorella, Fisica Nucleare, non ne ha nessuno) tra le più prestigiose a Cuba.

Mano a mano che passano le settimane ed i mesi mi accorgo non solo che il discorso è generalizzato ad ogni ambiente politico ed economico a Cuba, ma che nella società di razzismo ce n’è e eccome! Osmany, per esempio, il fidanzato di Marvelis, è mulatto, ma tendente al bianco, e lui si vanta di aver preso dalla madre, che è bianca, mentre rinnega il padre, di colore. In gergo, quando un figlio viene fuori più bianco dei genitori si dice “adelantò“. Adelantar vuol dire “andare avanti”, quindi il bambino è andato avanti, si è evoluto! Nel caso di una persona di colore, ma in gamba (come se la regola fosse essere un mascalzone), si dice “è nero, ma è come se fosse bianco”; al contrario, di un bianco fannullone si dice “è bianco ma è come se fosse nero!”

Questa storia del razzismo ha avuto poi delle ripercussioni sul turismo! La maggior parte del turismo sessuale si sviluppa intorno agli afro-discendenti, e così la prostituzione conosciuta come jineterismo, quella che si dedica esclusivamente ai turisti, è di solito composta da persone di colore. E quindi la polizia, quando vede per strada un nero con una straniera (che è proprio il mio caso con Pedro!) interviene e chiede i documenti al cubano intimidendolo in diversi modi. Intanto c’è l’umiliazione del vedersi fermati anche diverse volte in un pomeriggio e dover esibire i propri documenti solo perché si sta camminando con una bianca. Poi ci sono tutti i commenti che si devono sopportare senza poter fare nulla. E c’è anche la possibilità, più frequente per le donne, di venire schedati (molto spesso gli stessi poliziotti abusano delle jineteras in cambio di altri favori)

Pedro e io, prima di uscire di casa, scommettiamo sempre un hot dog su quante volte saremo fermati dalla polizia. Se andiamo in spiaggia, o in centro, nell’arco di un pomeriggio si arriva tranquillamente a cinque o sei volte. Se andiamo in luoghi meno frequentati allora le probabilità scendono a una o due.

Una sera ci accorgiamo di non avere pane, e così mando Pedro a cercarne un po’ nei negozietti dell’aeroporto, a due passi da casa nostra. Lui prende un po’ di soldi, mi saluta ed esce. Un’ora dopo non è ancora tornato…e io comincio a presagire che sia successo qualcosa. Proprio mentre squilla il telefono, il mio occhio cade sul carnet di Pedro rimasto sul tavolo…la telefonata conferma l’accaduto: la polizia l’ha trovato di sera e vicino all’aeroporto senza documenti e nero…elementi sufficienti per trattenerlo!

Prendo il suo carnet ed esco con la fotocopia del mio passaporto e il mio carnet del Granma. Arrivo alla stazione di polizia nel mezzo di un discussione:

Poliziotto: “Cos’è che dici di studiare tu?”
Pedro (sconsolato): “Chimica Nucleare”
Poliziotto (guardandolo con scetticismo): “Mi prendi per scemo?”
Pedro: “Perché?”
Poliziotto: “Quella facoltà non esiste a Cuba!
Pedro: “Guarda che ci hanno studiato il figlio e i nipoti di Fidel…

Arrivo io a togliere il povero poliziotto dall’imbarazzo. Indosso un vestitino bianco, e tutti i poliziotti più giovani mi circondano per cercare di aiutarmi e mettersi in mostra! Tra lo stupore generale, consegno il carnet di Pedro. Mi chiedono il passaporto, ma io per tagliar corto mostro il carnet del Granma…ho imparato che tutti temono il Granma (chissà perché?), e quel carnet mi ha salvato da un sacco di tentativi di raggiramenti e furti!.

Torniamo a casa senza sapere se piangere e ridere e io dico a Pedro “Scommetto un hot dog che almeno da qui a casa non ci fermano più”.

Perdo la scommessa…